La mia idea di città
- una città che porta per mano gli ultimi ed investe per i propri cittadini e non per le lobbies,
- una città sicura, green e che valorizza le delegazioni,
- una città del lavoro, che non può esaurirsi solo nei servizi ad alta tecnologia, ma che deve difendere anche la sua vocazione industriale, cantieri sì, ma anche produzione,
- una città che metta a disposizione del cittadino, un fondo di sussidiarietà comunale per sostenere le spese legali, scaturite da legittime richieste risarcitorie nei confronti delle grandi aziende, protagoniste di altrettante grandi opere,
- una città che dia vita ad un vero osservatorio, per analizzare elaborati tecnici, presentati dai cittadini sulle grandi opere che insistono dentro la città, con autentica “presa visione” di tutto ciò che tecnicamente i cittadini possono produrre, per fare sentire anche la loro esperta voce, sulle attività di costruzione delle infrastrutture in corso,
- una città che non sia quella dello tsunami mediatico ossessivo, dove sindaco ed assessori uscenti sono, in realtà, prestigiatori e giocolieri, avvantaggiati da risorse di cui hanno straordinariamente beneficiato e beneficiano tuttora, grazie al PNRR ed al Decreto Genova, risorse indirizzate molto spesso nella direzione sbagliata,
- una città che decresce ed invecchia rapidamente, mentre ci si riempie la bocca di visioni, valide soltanto per i media che cavalcano il potere e non la realtà, la mia città non è quella della menzogna virale.
La mia idea di città è certamente diversa
da quella del sindaco uscente
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Il mio pensiero e la mia azione
- mi ricandido perché desidero continuare la mia azione politica ed amministrativa, che come potrete vedere nel mio blog, è stata ed è, molto impegnativa e diversificata:
- la mia attività si è sviluppata su tre filoni principali:
- la difesa delle prerogative delle istituzioni locali (comune, municipi), contro la prevaricante e divisiva gestione del sindaco uscente, che ha cercato in ogni modo di imporre un modello anacronistico di governo, come fosse una sua proprietà, grazie anche ad una sua maggioranza assolutamente acefala
- la messa in evidenza di quello che io chiamo “Sistema Genova”, quel sistema sottotraccia di privilegi e di privilegiati, una sorta di casta, espressione di quel consociativismo che così male ha fatto alla nostra città, eludendo le politiche sociali, del bisogno e del lavoro e che si evince e si scopre nelle direttrici principali della politica di questo gerente, che mi riesce difficile inquadrare nel suo ruolo istituzionale, così per esempio:
- nella distruzione delle autonomie municipali
- nella espansione aggressiva della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) a discapito del piccolo commercio
- nella cementificazione ammantata da menzognere operazioni green (come a Vesima)
- nella produzione di parcheggi per TIR in territorio metropolitano
- nella tentata e mancata vendita, grazie al mio esposto alla magistratura, delle “Farmacie Comunali”
- la costruzione di una strategia logistica ed infrastrutturale sicura per i cittadini, che preveda soluzioni non obsolete e visionarie, ma realistiche, capaci di dare risposte in tempi utili, che consentano di essere presenti su di un mercato in continua evoluzione, opere i cui tempi, non siano così dilatati da renderle superate, quando saranno realizzate, opere che, invece, consentano risparmio di tempo e denaro e soprattutto che non siano espressione di quei soggetti che da sempre, fanno prevalere logiche private, rispetto all’interesse generale, per tutelare le proprie rendite di posizione, pertanto:
- trasferire su ferrovia i container deve essere un imperativo categorico per portarli via dalla città senza ingombro, ragionando su realistiche soluzioni retroportuali e sulle ferrovie esistenti, considerato che l’adeguamento ferroviario delle tratte connesse al terzo valico, è tutt’ora di non facile previsione ed i tempi sforeranno sicuramente i programmi,
- la gronda e la diga debbono essere rianalizzate in un’ottica di mercato e capire se la “gronda” abbia ancora un senso, così per la diga comprenderne la portata strategica, considerando la lunga gittata di tempo, per la sua ipotetica realizzazione, rispetto ad un mercato delle mega ship, alquanto incerto,
- sembra quasi che le grandi opere debbano avere tanto denaro da consumare, quando si potrebbe fare meglio e con minor dispendio di finanza pubblica
- valutazione del terzo valico che realizza una ferrovia ad alta capacità che però si ferma casualmente a Tortona, non essendoci per Milano il cosiddetto adeguamento ferroviario, con i binari speciali ed i cui tempi di posa non sono stati accertati, anche per le variabili che insistono sui costi futuri,
- i depositi chimici non debbono essere trasferiti a Ponte Somalia, ma altrove e massimamente fuori dal contesto metropolitano ed in assenza di soluzioni condivise con la cittadinanza, procedere con l’opzione zero e quindi allo smantellamento, garantendo coperture finanziarie ed occupazione per i lavoratori coinvolti,
- infine, la “green logistic valley”in Valpolcevera, deve restare una brutta fantasticheria, infatti, supporre un retroporto in quel contesto, sarebbe per gli abitanti di quella zona l’ennesimo sgarro, una scelta inquinante e pericolosa, una offesa ad una già provata collettività.
Progetti concreti che, se realizzati, renderebbero la nostra città più moderna e più sicura. Potremmo finalmente fare un salto di qualità all’altezza di altre grandi città europee nel rispetto dell’ambiente e della tutela dei cittadini.
… proprio così cara Gabriella, progetti reali nell’interesse generale e non frutto di astuzie e menzogne che fanno comodo a gerenti e privilegiati spinti dalla avidità…
Un abbraccio
Ubaldo
Il tema della retroportualità, argomento fin troppo noto da tempo, deve essere assolutamente affrontato drasticamente e con forte grado d’urgenza. C’è molto ritardo e si sta continuando a navigare in condizioni d’incertezza o, peggio ancora, con approccio di autoreferenzialità privilegiando soggetti monopolistici quasi come esistesse un diritto di prelazione. Spero che si riesca nell’intento come da programma che condivido pienamente.
Avanti così.